Per la serie Age of Wonders, Planetfall rappresenta una nuova alba, l’inizio di un percorso inedito che porta con sé già le prime novità derivate dagli ultimi risvolti commerciali. Con l’acquisizione di Triumph Studios da parte di Paradox Interactive, colosso degli strategici e già dominatore del sottogenere 4X, la saga cambia registro, si espande e irrobustisce le sue spalle, ingaggiando una lotta interna con gli altri titoli del publisher per la sfida al miglio strategico in circolazione. Age of Wonders: Planetfall rappresenta quindi una ghiotta occasione che va a beneficio di tutti, specie in un periodo in cui, su tutto il panorama videoludico, i titoli di punta non sono molti.

Age of Wonders Planetfall – Recensione

Conquistatore alieno

I presupposti narrativi di Age of Wonders rispettano l’idea del nuovo corso della saga, dettato dalle maggiori garanzie di Paradox e da una necessità squisitamente ludica per rinfrescare il brand. Il level design scelto è di stampo futuristico, come anche le nuove razze approfondite durante la campagna principale: Kir’ko, Dvar e Vanguard, rappresentazioni alternative di antropomorfi, nani e umani in chiave futuristica. L’obiettivo della campagna in singolo è ovviamente quello di presentare i contenuti ludici, le sfumature del gameplay ed intrattenere per molte ore i puristi del single player. Da questo punto di vista, Planetfall assicura ai videogiocatori una profondità di contenuti molto interessante, che riesce alla lunga a premiare gli utenti che hanno maggiore piacere nel personalizzare la propria partita. La procedura di creazione passa anzitutto dalla mappa e dalla sua caratterizzazione, finendo con la scelta della razza; da questi elementi vengono ereditati, poi, particolari item dipendenti, tra cui leader e comandanti, ciascuno con specifici elementi di progressione che impattano tanto le sfaccettature delle unità quanto l’avanzamento tecnologico. Il videogiocatore è quindi invitato a provare varie combinazioni e a cominciare match differenti per testare (e tastare) un po’ tutti i riflessi che caratterizzano Planetfall, invogliato da un gameplay tutto sommato intuitivo e non dispersivo. Certo è che la progressione nella storia non avviene per interesse nei confronti della trama in sé, un po’ povera e trascurata, quanto grazie alla struttura del gioco che riesce a farsi apprezzare fin dai primi minuti. Se questa, poi, regga o meno il confronto con gli altri titoli Paradox, beh, resta una valutazione soggettiva dell’utente, anche se in termini contenutistici ci troviamo un gradino sotto altre produzioni più rinomate, come Stellaris.

Lo scopo del gioco resta la colonizzazione di quanto è possibile conquistare, con o senza l’ausilio della forza, ma nonostante Planetfall presenti feature di ampio respiro, la gestione delle colonie resta ancorata al modello dei precedenti Age of Wonders, ovvero a sé stante. L’agglomerato deve quindi essere gestito tenendo conto di ogni fattore in proporzione, cercando di soddisfare i bisogni della civiltà e i parametri che influenzano lo stato economico e diplomatico della colonia. Il punto forte del titolo sta proprio nelle relazioni con le altre civiltà, perché in Planetfall la dichiarazione di guerra è solo un’opzione tra le tante disponibili. È possibile stringere accordi commerciali, rimanere imparziali, praticare spionaggio e quant’altro possa o evitare di ingaggiare una guerra insostenibile, o portare denaro nelle casse della comunità. Gli elementi che caratterizzano la negoziazione sono tanti, ed è un piacere scoprirli nel gioco sperimentando il lato “psicologico” di ogni personaggio coinvolto nelle trattative; il fatto che alcune scelte portino con sé dei rischi a breve o medio termine rappresenta anche un fattore di rischio che strizza l’occhio agli esperti del genere, sicuramente più abili nel gestire gli imprevisti ma mai realmente in controllo di tutte le possibili variabili. Il lato negativo dell’offerta sta, però, nelle poche novità legate al titolo: chi ha familiarità con i 4X non troverà nulla di davvero originale, pur sentendo direttamente le novità portate dalla collaborazione con Paradox. 

Tempo e passione

Tra le novità, impossibile non citare la cura riposta nella pianificazione di una battaglia, così profonda da permettere un numero di combinazioni quasi eccessivo. In effetti, i videogiocatori non troppo abituati alla pianificazione e alla meticolosità degli strategici a turno, si troveranno davanti a un ventaglio di opzioni, parametri e comportamenti da stabilire quasi soffocante, soprattutto per le prime dichiarazioni di guerra, in quanto le scelte effettuate potranno essere memorizzate e riutilizzate per gli scontri futuri una volta trovata la quadratura giusta. Le armi a disposizione del videogiocatore sono davvero molte, spaziando dalle unità umane più classiche a mezzi di distruzione ad ampio raggio, ma il messaggio che fa passare Planetfall fin dalle prima battute è che la vittoria non è assicurata dal numero di forze schierate sul campo, ma dalla tipologia delle stesse, dai movimenti e dalle strategie adottate per comporre il gruppo e condurre la guerra. L’esito delle battaglie non è determinato esclusivamente dai parametri associati ad ogni unità, perché intervengono anche fattori come la fortuna, l’esposizione ai colpi e alcuni elementi distruttibili dell’area. Chi non ha intenzione di gestire i singoli gruppi nel corso di una battaglia, può anche affidarsi al calcolo della CPU con la simulazione degli scontri: non si tratta né di barare, né di trascurare una parte del gioco, quanto la semplificazione di un’attività piuttosto dispendiosa in termini di tempo su cui l’utente ha poco controllo quando è in corso (il grosso viene fatto e deciso prima). In tal senso giocano un ruolo fondamentale anche i rami di crescita con cui portare avanti tecnologia e civiltà, in modo da garantire una progressione totale su larga scala.

L’aspetto tecnico non è certo il fattore essenziale della produzione, ma non possiamo dire che Triumph non ci abbia messo del sentimento nella realizzazione grafica e sonora del titolo. I modelli poligonali sono buoni, ed anche il livello di dettaglio generale è importante. Il fattore davvero di rilievo da questo punto di vista è la stabilità per via dell’alto numero di elementi a schermo e del carico di lavoro sulle spalle della gpu quando si aumenta la profondità di campo. Per quanto riguarda invece il comparto audio, Planetfall non è esattamente il titolo da prendere come modello, vuoi per la carenza di reali occasioni (il tutto è narrato in maniera piuttosto statica e preimpostata) vuoi per i piccoli errori commessi a riguardo di campionamento e sincronizzazioni.

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VALUTAZIONE
8
Commento finale
Age of Wonders: Planetfall richiede pazienza, dedizione, pianificazione e strategia. È quasi inutile evidenziare che tutti questi fattori lo rendono un titolo impegnativo (soprattutto in termini di tempo) e non adatto a chi non segue molto il genere, ma Triumph e Paradox non hanno quasi mai realizzato opere di ampio respiro. Ciò che ne esce da questa collaborazione è quindi un ottimo test per il futuro della saga, ed i fan ne beneficeranno da subito grazie a una struttura di gioco solida e intuitiva, capace di regalare molte ore e parecchie soddisfazioni. Se per alcuni aspetti ci si trova davanti a sezioni molto profonde (diplomazia e preparazione alla guerra) in altri casi si poteva fare di più sotto il profilo della caratterizzazione, ma la carne al fuoco è tanta, e non c’è il minimo rischio di rimanere delusi.
PRO
Tanta cura per i dettagli
Molto intuitivo rispetto ad altri 4X
CONTRO
Trama non interessante
Poche novità per il genere

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