A tre anni dal rilascio di Rebirth, una sorta di reboot della serie, Frictional Games torna con un nuovo capitolo dell’amatissimo (e terrificante) Amnesia, stavolta portandoci in uno scenario decisamente diverso dall’ultima ambientazione. In Amnesia: The Bunker, infatti, abbandoneremo le dinamiche esoteriche e leggendarie per far posto ad un più crudo scenario bellico, che presto si rivelerà solo la cornice di un titolo che metterà al centro delle vicende una nuova creatura da temere, scansare e dimenticare in fretta.

Amnesia: The Bunker – Recensione

Meglio la guerra?

Henri Clement è un soldato francese che ha vissuto in prima persona gli orrori della guerra. In un incipit molto denso di emozioni in cui si ritrova a dover sfuggire agli attacchi nemici e costretto a portare in spalle il suo collega in fin di vita, il protagonista subisce una dura offensiva che gli fa perdere i sensi. Al risveglio si ritrova chiuso in un bunker, in cui capisce di essere rimasto in coma a causa del trauma subito dagli ultimi colpi di mortaio piovuti dal cielo, ma quello che apparentemente sembra un posto in cui potersi riprendere con calma, presto si rivela un luogo paradossalmente ancor più spaventoso di una trincea. Dopo aver mosso i primi passi nei meandri sinistri del bunker, usato dai francesi come una sorta di quartier generale, capiremo che tra quei corridoi si aggira una strana creatura capace di sventrare gli umani nella più totale delle oscurità, proiettandoci da subito verso il nostro obiettivo: uscire da lì il più in fretta possibile e metterci alle spalle l’intera faccenda.

L’avventura segue un percorso piuttosto lineare che ci consentirà di addentrarci nei corridoi e nelle stanze del bunker fino alle sue radici nel tentativo di trovare una via di uscita e al tempo stesso cercare di sopravvivere, considerando che anche una potenziale area sicura come quella del salvataggio dei progressi (e da cui si diramano i corridoi principali) non si rivelerà efficace per tenere lontana la bestia.

Viva l’ansia!

Preparatevi ad affrontare l’ansia, perché The Bunker è un’avventura che gioca pesantemente su questo aspetto. Oltre a doverci abituare fin da subito a camminare per corridoi angusti e bui, stando molto attenti alla minaccia nemica, dovremo anche ricaricare continuamente una piccola lanterna a carica manuale che illuminerà l’area solo per pochi secondi e con un raggio molto ridotto. In questo gioco contro il tempo per non cadere vittime dell’oscurità, dovremo anche prestare attenzione al generatore di corrente, dotato di una scarsa autonomia che ci costringerà spesso e volentieri ad un rabbocco di carburante, con tanto di ticchettio ansiogeno dell’orologio da polso a scandire il tempo di autonomia rimanente.

Insomma, tramite questi piccoli stratagemmi, The Bunker si assicura di provocare costantemente ansia nel videogiocatore, uno stato d’animo di cui lo stesso protagonista sembra soffrire con i suoi passi incerti e sordi attraverso le impolverate e scure stanze del bunker, cui silenzio verrà sovente interrotto dall’ansimare dopo una corsa o una reazione ad un momento scriptato, elementi su cui l’opera Frictional gioca con naturalezza, come da tradizione.

E come da tradizione, però, se l’esplorazione e l’atmosfera sanno regalare ottime sensazioni, in termini di comandi si poteva fare di più. L’inventario è piuttosto semplice ed è composto in sezioni che permettono di raggiungere i documenti (utili per apprendere molti dettagli narrativi), le foto, i codici per le combinazioni (scoperti tramite l’analisi degli oggetti e le medagliette dei soldati ritrovate in giro) e gli oggetti. Oltre alla torcia, che Henri terrà sempre a portata nella mano sinistra, nella destra potremo equipaggiare un oggetto tra la pistola o altro un item necessario per interagire con l’ambiente, come i già citati carburante per il generatore o l’orologio. Diverse interazioni importanti e che potrebbero essere utili nei momenti più concitati sono volontariamente lente e macchinose per giocare ancora una volta sul fattore ansia. Ad esempio, per ricaricare l’arma da fuoco Henri dovrà anzitutto estrarre il caricatore (tenendo premuto il tasto adibito) e poi inserire un proiettile alla volta per ricaricare il revolver. O ancora, per curare le proprie ferite, qualora non si disponga di un kit già fatto il protagonista dovrà combinare 2 bende, quindi recuperare l’item creato ed usarlo. Unendo questi comandi di gestione con un piccolo saltello e l’immancabile tasto per accovacciarsi, The Bunker non offre altre idee, lasciando al videogiocatore il compito di capire come sfruttare al meglio l’ambiente.

Bunker, sweet bunker

Oltre che per un fattore dettato dalla trama, esplorare sarà fondamentale anche per mettere le mani su oggetti utili alla sopravvivenza di Henri, come proiettili o granate, oltre che ulteriori borselli per espandere la capienza dell’inventario (nell’area pseudo-sicura troveremo anche un baule in cui riporre qualche oggetto di scorta, anche se a capienza piuttosto limitata). Costretti a girare in lungo e in largo in una sola ambientazione, era lecito attendersi da Frictional una buona realizzazione del bunker, e così è stato. Questo quartier generale sotterraneo possiede essenzialmente le stanze che ci immaginiamo, come la sala dal pranzo, gli alloggi dei soldati semplici e degli ufficiali, l’arsenale, la sala manutenzione e così via, contando su molti elementi ambientali (più o meno utili all’esplorazione) come elmetti, oggetti e munizioni per artiglieria pesante, barili incendiari o contenenti gas velenoso e persino trappole con esplosivi che in teoria avrebbero dovuto rallentare l’avanzata nemica nel bunker.

In generale le interazioni con l’ambiente e gli enigmi ambientali ricalcano lo standard a cui ci ha abituati Frictional Games. A farla da padrone sarà principalmente il tasto azione, con una buona dose di trascinamento per aprire le porte e i cassetti o spostare elementi vari, mentre per superare i puzzle ambientali sarà necessario un po’ di ingegno; considerando che quasi tutti gli ostacoli potranno essere superati in più di un modo, starà a noi individuare la soluzione più veloce, efficace o meno dispendiosa. Ad esempio, per aprire una porta potremo giocare di esplorazione, cercando un codice o una strada alternativa come un condotto di areazione opportunatamente nascosto alla vista dietro casse o travi di legno, o sfruttare la forza, facendola saltare in aria con un carico di esplosivi al costo di un proiettile e di tanto rumore che potrebbe allertare la belva che si aggira tra i corridoi del bunker.

Questa bestia, riprodotta come da prassi Frictional Games con le sembianze di un letale ghoul a quattro zampe, farà sentire la sua presenza con graffi, colpi alle pareti e sinistri ululati, fino a materializzarsi nelle nostre vicinanze in tutto il suo…bruttore. In questi casi non è chiarissimo come sfuggire alla morte, anche se tendenzialmente dovremo cercare di rimanere assolutamente in silenzio e di ripararci alla sua vista, magari ostruendo il passaggio verso di noi (una buona prassi sarà chiuderci alle nostre spalle ogni porta) anche se il più delle volte per non perire converrà correre verso l’area sicura, distrarre la bestia con qualcosa o muoversi verso aree illuminate.

Vuoi per le difficoltà nell’evitare la morte (che obbliga ad un retry molto frequente), vuoi per le apparizioni fin troppo scriptate, la belva è forse la cosa meno riuscita del titolo, anche se tra le note dolenti però vale la pena citare anche la realizzazione grafica, globalmente rimasta ferma qualche anno nonostante l’ottima cura riposta in fatto di illuminazione. Il comparto sonoro rappresenta invece la punta più alta raggiunta dalla produzione, grazie al gran numero di effetti audio dedicati al mostro che si aggira per il bunker, i modi disturbanti in cui ci preannuncia il suo arrivo, e i tanti campionamenti audio che puntualmente rimbombano nel silenzio della location.

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VALUTAZIONE
8
Commento finale
Per gli appassionati della serie, 3 anni senza Amnesia possono risultare un po’ tantini, ma dal mio punto di vista The Bunker ha rispettato le attese. L’esplorazione del bunker francese non porta praticamente nulla di nuovo al franchise, che continua a tenere salda la propria esperienza survival per mezzo di interazioni con l’ambiente e giocando a nascondino con la bestia che puntualmente terrorizza il protagonista. Globalmente l’aspetto più riuscito è proprio il bunker, con i suoi angusti corridoi ed il balbettante avanzare del videogiocatore che intende svelarne ogni contenuto celato nell’oscurità. Per via un comparto tecnico e di un gameplay non propriamente attuali, l’ultima opera Frictional non può essere definita il miglior capitolo della serie, ma senz’altro vale la pena dargli un’opportunità.
PRO
Le poche novità di gameplay risultano ben realizzate
Ottimo comparto audio
Molto ansiogeno!
CONTRO
Tecnicamente da svecchiare
Si può azzardare di più in termini di gameplay

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