È del 2016 il debutto di Attack on Titan nel mondo videoludico. Wings of Freedom, capitolo d’esordio del manga targato Hajime Isayama è riuscito ad ottenere un discreto successo forte non soltanto della sua schiera di fan, ma anche di un tipo di gameplay del tutto particolare. L’action, sviluppato da Omega Force, si ripresenta dopo 2 anni con Attack on Titan 2 per riprendere l’attacco ai Giganti tra le fila dell’Armata Ricognitiva attraverso un sistema di combattimento rivisto, raffinato e potenziato, che vede finalmente l’avventura sbarcare anche su Nintendo Switch.
Attack on Titan 2 – Recensione
Il nuovo eroe
Attack on Titan 2 non rappresenta soltanto il diretto successore del capitolo precedente, quanto una rivisitazione completa ed esaustiva dell’intera esperienza sperimentata 2 anni fa. Da quel tie-in, infatti, Omega Force ha ripreso i punti fondamentali del gameplay lasciando ampio spazio alla creatività a cominciare dal protagonista e dai risvolti narrativi. In Attack on Titan 2, infatti, non impersoniamo un personaggio del manga ma un nuovo character creato per l’occasione, con una propria – traumatica – storia che lo spingerà ad arruolarsi tra le fila del 104esimo Corpo Cadetti dopo aver conosciuto, tra gli altri, Eren Jeager. Nonostante la bella trovata per l’incipit, il background del personaggio non risplende per originalità e profondità, esattamente come per la maggior parte delle opere mutuate da manga, cartoon, fumetti e quant’altri presentano un protagonista inedito; da apprezzare, comunque, il nuovo approccio narrativo pensato dagli sceneggiatori, che hanno cercato di cucire attorno all’alter ego dell’utente una storia verosimile e in perfetta armonia con la serie originale, da cui trasuda tutta la voglia di sterminare i Giganti.
Per via della personalizzazione del personaggio e dell’introduzione di nuovi elementi di gioco, Attack on Titan 2 sembra aver preso spunto da altri titoli, in particolare dalla serie Xenoverse di Dragon Ball. Per cominciare, infatti, a disposizione del videogiocatore c’è un accurato editor del protagonista che permette di personalizzare un po’ tutti i parametri del nuovo personaggio, tra cui sesso e abbigliamento, per poi lasciare spazio all’esplorazione. La seconda novità importante di Attack on Titan 2 è proprio la massiccia libertà lasciata al videogiocatore: l’abbandono della struttura a missioni per vivere la storia ha permesso agli sviluppatori di agganciare al titolo una buona componente free roaming composta, come sempre, dagli elementi più classici quali negozi e dialoghi facoltativi. Gli spunti ripresi da Xenoverse non finiscono qui, perchè il protagonista avrà la possibilità di legare con tutti i personaggi principali del manga al fine di ottenere particolari abilità opzionali che andranno ad aumentare la profondità del combat system come in una sorta di premio per aver vissuto il titolo in tutte le sue sfaccettature. Il rovescio della medaglia consiste nella possibilità di mettere in piedi un personaggio in grado di gestire ogni situazione e capace di replicare le abilità di vari personaggi come fosse una sorta di supereroe non canonico della serie, perdendo un po’ la gerarchia dettata dalle prime due stagioni.
Considerando Attack on Titan 2 come una nuova partenza per la serie, Omega Force ha addrittura deciso di riproporre la storia della prima stagione – ovvero quella già vissuta con Wings of Freedom – permettendo a chi non ha giocato il capitolo di esordio di cominciare direttamente con questa seconda iterazione. A seconda, quindi, di come si decide di affrontare l’avventura e con che grado di profondità vivere l’esplorazione e l’interazione con i personaggi secondari, Attack on Titan 2 rivela una cura non banale e una longevità di tutto rispetto, ben superiore al primo capitolo.
Le vere ali della libertà
Tra tutte le migliorie introdotte in questo secondo capitolo non potevano mancare quelle relative al combat system. Il sistema di combattimento visto in Wings of Freedom non era affatto male, anzi: originale, ben implementato e soprattutto divertente. Con Attack on Titan 2, quindi, gli sviluppatori hanno deciso di ripartire dalla base esistente per poi approfondire con nuove opportunità di gioco, nonchè più contestuali che in passato. La novità principale del titolo è infatti la possibilità di attaccare furtivamente, permettendo così all’utente di sferrare un unico colpo micidiale in grado di cogliere il nemico di sorpresa abbattendolo definitivamente. Sebbene la potenza del colpo risulti particolarmente appetibile, questa meccanica nasconde la necessità di mettere l’utente fuori da qualsivoglia copertura e alla mercé di tutti i nemici nei paraggi, costringendo l’offensiva a una ragionata pianificazione prima della messa in atto. Il raffinamento dell’IA che muove i Giganti ha poi permesso l’introduzione di un’area di pericolo attorno agli stessi, una sorta di zona off-limits ad alto rischio per il party. La squadra, composta in tutto da 4 elementi, potrà agire in autonomia o in simbiosi per mezzo di alcuni ordini ben specifici: dal coordinamento del party comunque è bene non aspettarsi nulla più di qualche meccanica sperimentale, che in alcuni frangenti è in grado di rendere più semplici gli scontri, mentre in altri risulta del tutto inutile.
Ad aggiungere un po’ di strategia al titolo, oltre alla superficiale gestione del team, ci pensano altri due elementi non trascurabili del combat system, come l’area dello scontro e il crafting. La zona in cui si sviluppano i combattimenti, infatti, dispone di alcuni punti di ristoro che consentono al party di recuperare qualche risorsa, mentre altri dovranno essere allestiti on-the-fly. La personalizzazione dell’equipaggiamento è mutuata dal primo capitolo ma, a differenza di Wings of Freedom, in Attack on Titan 2 è possibile creare, personalizzare ed usare un armamentario ben più vasto e variegato.
La tanta carne al fuoco del secondo capitolo è ulteriormente alimentata da una modalità online promettente, perlomeno nel breve periodo, che mette a disposizione sia il co-op che la possibilità di confrontarsi con altri player connessi. Dal punto di vista tecnico, Omega Force ha confermato su tutta la linea l’uso del cel shading per ciò che concerne il giocato, alternando sequenze filmate per raccontare la storia. Queste ultime risultano decisamente più riuscite dei modelli cartoon, limitati dall’engine e talvolta dalle fasi più concitate che rendono leggermente instabile il framerate. Il tutto, comunque, si dimostra all’altezza sia dei competitor che delle aspettative di chi ha familiarità con i tie-in, puntando molto sulla soundtrack e sul comparto audio in generale.
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