La saga Crysis, realizzata dalla software house tedesca Crytek, rappresenta una delle più gloriose ed importanti della storia dei videogiochi per qualità, contenuti e importanza. Il primo capitolo, lanciato dopo il boom dello splendido Far Cry, è diventato il punto di riferimento tecnico di molti franchise, nonché un vero e proprio benchmark test da superare per l’hardware passato dal mercato IT nel corso del tempo. Non solo grafica, ovviamente, perché l’opera Crytek ha saputo raffinarsi nel corso della sua trilogia anche in termini di gameplay, abbracciando il mondo console e completandosi in termini di feature e possibilità lasciate all’utente, dando vita ad una creatura che rimane ancora oggi, come detto, un punto forte degli sparatutto e non solo.
Purtroppo – o per fortuna – anche per opere del genere arriva il momento di fare i conti con la carta d’identità, concedendosi al make up con una rimasterizzazione per nuove console. Ed eccoci qui, all’alba della nuova generazione, con Crysis Remastered Trlogy pronto a meravigliarci anche su Playstation 5 e Xbox Series X/S.
Crysis Remastered Trilogy – Recensione
Rimasterizzare un benchmark
Nel corso della trilogia, oltre ad un lieve raffinamento tecnico del gioco (come detto, sempre super all’avanguardia quindi paradossalmente difficile da migliorare di volta in volta) Crytek ha pensato soprattutto ad aumentare la profondità del gameplay e migliorare l’esperienza utente lato console, avendo partorito un primo capitolo della serie prettamente PC-centrico. Il merito del primo Crysis era certamente quello di aver portato nel mondo degli sparatutto un gameplay più ricco del solito, caratterizzato dalla possibilità di sfruttare una speciale nanotuta in grado di dare al protagonista delle vicende (Nomad, alias di Jake Dunn) qualche vantaggio in più sul campo di battaglia, tale da renderlo un super soldato. Parliamo principalmente di una maggiore mobilità e soprattutto di uno scudo rigenerante, elementi che oggi risultano presenti in maniera massiccia nel mercato degli FPS, ma che allora rappresentavano una grossa novità per il segmento più giocato.
Da Crysis 2 passa invece la storia di Alcatraz, del tutto diversa da quella di Nomad ma contraddistinta dall’immancabile presenza della nanotuta, ovviamente potenziata per l’occasione. Cambia anche lo scenario, abbandonando la ricca vegetazione del primo capitolo in favore dello scenario urbano di una New York del 2023 piegata dal gruppo di mercenari C.E.L.L. In termini di gameplay, l’esperienza proposta da Crytek per il secondo capitolo della serie soffre di qualche compromesso in più, abbandonando le meccaniche parzialmente libere viste in Crysis per un’esperienza più in linea con gli sparatutto in circolazione all’epoca, ovvero guidati in livelli piuttosto prestabiliti e con poco spazio per approcci alternativi. L’allineamento agli altri FPS viene ulteriormente enfatizzato anche dall’ambientazione, urbana, come detto, volta a richiamare le produzioni più famose.
Il terzo ed ultimo capitolo della trilogia Crysis ci mette infine nei panni di Prophet, personaggio chiave delle vicende, con l’intento di buttare giù una volta per tutte il dominio di C.E.L.L., riuscita nel frattempo a dominare su New York e, in generale, su tutto il pianeta, come la più classica delle multinazionali malvagie dei videogiochi e del mondo cinematografico. Il filo conduttore è ancora una volta la nanotuta, ulteriormente evoluta rispetto alla versione n-1, ma oltre a garantire l’esperienza di gioco più libera della triologia, in Crysis 3 fa capolino l’arco, che da lì a poco sarebbe divenuto il punto di riferimento di tante altre produzioni, nonché dell’esperienza stealth “di nuova generazione”. Anche in questo caso ci troviamo ad eliminare nemici in un contesto urbano, con però maggiore occhio di riguardo nei confronti della vegetazione, risultando in un’esperienza complessiva a metà strada tra il primo e il secondo capitolo, per una degna conclusione della trilogia.
Tolti gli aspetti di gameplay, di fatto non modificati rispetto ai capitoli originali, la versione Remastered si sente esclusivamente sul piano tecnico, andando ad abilitare il ray tracing e la risoluzione 4K là dove possibile, stabilizzando infine il framerate sui 60 FPS senza mostrare cedimenti di sorta. Avendo già lodato più volte il carattere tecnico dell’intera produzione, oltre a queste introduzioni da nextgen Crytek ha lavorato anche ad altre finiture di secondo piano, aumentando la resa visiva degli effetti particellari, dei modelli poligonali, ma soprattutto dell’illuminazione, delle ombre e dei riflessi.
Ulteriori informazioni
Per rimanere aggiornato sulle ultime novità, continua a seguire la rete Social di Nextgentech.it, tramite la pagina Facebook.
Supporto ray tracing e 4 K