Destiny 2 non ha avuto la fortuna di ritrovarsi su un percorso in discesa come è stato per il capitolo d’esordio della saga. Bungie ed Activision si sono scontrati contro una realtà più preparata e mutata, contraddistinta da variabili impazzite che hanno cambiato alcune regole del mondo degli sparatutto online. La conseguenza quasi naturale di questo impatto è stata la scissione tra i due gruppi, che ha portato Bungie a divenire il produttore della sua stessa opera, agendo secondo nuove politiche di business votate al free-to-play. Destiny 2 diventa dunque free, offrendo gratuitamente anche un bel package di contenuti usciti dopo la pubblicazione del titolo – tra i quali è escluso il DLC “I Rinnegati” – e come ulteriore incentivo ecco arrivare la seconda grande espansione a pagamento: Ombre dal Profondo, che ha il compito di riportare nell’universo Bungie tutti i fan della saga e non.
Destiny 2: Ombre dal Profondo – Recensione
Il nuovo destino
Ombre dal Profondo è un richiamo dal passato, in tutti i sensi. L’espansione è ambientata sulla Luna, già esplorata dai fan dell’opera Bungie durante la campagna della prima iterazione, anche se l’esperienza di gioco proposta con questa nuova avventura mira decisamente ad un’esplorazione più ampia e variegata, al netto di una longevità ovviamente non entusiasmante. Ci ritroviamo qui grazie ad Eris, ex guardiana che per una serie di circostanze è riuscita, suo malgrado, a risvegliare le forze oscure sulla Luna durante una spedizione fai-da-te. Il pretesto narrativo è funzionale a quello del gameplay e, soprattutto, della location: Ombre dal Profondo ci consente – o costringe, dipende dai punti di vista – a passare da ambienti già visti, seppur mutati dal corso del tempo, lasciando poco spazio alle sorprese. Si tratta comunque di una “seconda run” che riesce a mantenere il sapore della scoperta, magari facendo leva sulle sensazioni vissute con il primo capitolo e quell’effetto nostalgia che a noi videogiocatori piace sempre di più, a prescindere.
In questo riciclo di location della Luna, sebbene perfezionato ed ampliato, chi ne trae vantaggio in toto è soprattutto il player che non ha avuto modo di giocare il primo Destiny, e che quindi ha la possibilità inedita di girovagare in lungo e in largo su quel territorio così affascinante e ricco di mistero, caratterizzato da un level design in perfetta scuola Bungie e che può insegnare a terzi.
Trattandosi di uno shooter che intende costruire la sua fortuna su una proposta online dilazionata nel tempo, Ombre dal Profondo non propone fin da subito il 100% della sua offerta, come candidamente ammesso da Bungie. In particolare, i primi sei mesi, se non addirittura il primo anno, seguirà una pianificazione quasi sperimentale, in cui la stessa Bungie adeguerà l’offerta sulla base dei feedback ricevuti dai videogiocatori, che ovviamente verranno alimentati nel tempo da un susseguirsi di nuove proposte e contenuti inediti. In soldoni, se Ombre dal Profondo sembra proporvi poco, come anticipato in apertura di articolo bisognerà aspettarsi da Destiny 2 un nuovo destino, appunto, in cui la creatura prenderà vita progressivamente, secondo nuove definizioni. Ciò riguarda principalmente il pacchetto contenuti, perché il gameplay – e più precisamente, il gunplay – è rimasto quello solidissimo a cui siamo abituati, con un feeling pad e fucile alla mano davvero invidiabile da molte produzioni. Già dal lancio, Ombre dal Profondo presenta la modalità Incursione, una caratteristica esperienza che ha qualcosa di diverso rispetto ai raid, con il compito di elevare a squadra il gruppo riunito online. Parlare di semplice cooperazione e coordinazione è riduttivo, perché Incursione, come ci insegna Bungie, è superabile solo con certo affiatamento, non semplice da raggiungere se non lavorando da squadra, appunto, e dopo vari tentativi.
A brand new moon
Cosa propone di diverso, allora, Ombre dal Profondo? È senz’altro un’esperienza peculiare che avvicina Destiny 2 al segmento degli sparatutto con elementi ruolistici. Quali sono questi elementi, è facile immaginarlo: personalizzazione delle armature e caratteristiche dei nemici. Grazie a queste due componenti, infatti, ci ritroveremo a dover acquisire anzitutto un manufatto per dare un senso di longevità infinita all’esperienza di gioco – serve principalmente ad eludere, sulla carta, il level cap. Non soltanto, alcuni nemici sono vulnerabili solo a determinati elementi, pertanto la personalizzazione dell’equipaggiamento si renderà assolutamente necessario anche al fine di eliminare tutte le minacce che presenta il gioco. La scelta pare azzeccata, soprattutto per garantire al titolo la fidelizzazione dell’utenza, messa a dura prova dal gran numero di concorrenti diretti che ha il titolo.
La necessità di fidelizzare arriva anche dalla natura stessa dell’offerta dilazionata nel tempo, a cui è associato il concetto di stagioni, pass e reset del manufatto – che è personale, ovvero legato all’account e condiviso tra i personaggi giocabili. In buona sostanza, durante l’anno sarà possibile accedere alla stagione in corso solo previo acquisto di un pass; ciascuna stagione avrà una propria trama e una serie di contenuti peculiari che avranno il compito di intrattenere il videogiocatore fino alla stagione successiva. Trattandosi di una formula non nuova per il genere ma sicuramente inedita per Bungie e Destiny, solo il tempo ci dirà quanto risulterà funzionale per il produttore e appagante per il videogiocatore, specie in termini di rapporto qualità-prezzo. Si può però già dire che Ombre dal Profondo sia partita con il piede giusto e una pianificazione precisa e condivisa, come a voler dettare le regole ed educare il videogiocatore per non essere esposti a lamentele.
Vista dalla Luna
Dal punto di vista artistico, come anticipato precedentemente, Bungie non ha minimamente abbassato il livello della sua produzione. L’attenzione per i dettagli, la regia delle cutscene e la qualità globale di Ombre dal Profondo fanno dell’espansione una piccola perla, uno di quei contenuti che, al di là della longevità, ti giustifica comunque il prezzo del pacchetto anche solo per il lato creativo e coinvolgente con cui viene raccontata la storia. Ovviamente le location già conosciute sono state ritoccate, ma l’attenzione del videogiocatore cade soprattutto sugli scorci inediti, e non se ne rimane delusi. Spiazzante per quanto è bella anche la soundtrack: difficile ipotizzare qualcosa del genere all’alba dell’uscita di un’espansione, ma è la dimostrazione di come Bungie non lasci nulla al caso, neppure se il pack di contenuti è limitato a qualche ora. Dal punto di vista prettamente tecnico, invece, il point-of-view dal lato Steam non mostra il fianco a incertezze degne di nota: le performance su PC rimangono decisamente gradevoli anche sulla piattaforma Valve, con il beneficio di una community ampia e che sa dialogare.
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Programmazione convincente dei contenuti
L'incertezza del futuro