Esistono pochi titoli in grado di bloccare l’intero mercato videoludico e condizionare le mosse dei concorrenti, ed uno di questi che certamente è riuscito nell’impresa è Diablo IV, l’ultimo capitolo di una delle serie più storiche e potenti dell’industria. Dopo tante chiacchiere, rumor, trailer ed una succosa open beta, Blizzard apre ufficialmente le porte dei suoi server al grandissimo RPG isometrico che tanto si è fatto attendere ed altrettanto ha fatto sognare milioni di fan. Ed ora che è qui, pronto per essere assaporato, chiamiamo a raccolta i clan e sconfiggiamo il Male una volta per tutte…forse.
Diablo IV – Recensione
Il bene e il male è solo in superficie
Lilith, Madre di Sanctuarium e Figlia dell’Odio, è stata risvegliata da un rituale compiuto da folli sciacalli, ed ha cominciato a diffondere morte ed influenza nell’intero Mondo. Anche se durante il nostro cammino incontreremo tanti avventurieri volenterosi di porre fine al dominio di terrore del Demone, la missione principale spetterà al nostro alter ego, un eroe estraneo ai fatti che si risveglierà nei pressi di un piccolo villaggio nella regione di Vette Frantumate, per poi scoprire che anche gli abitanti del posto sono caduti vittima della Succube. Preso con l’inganno, il nostro eroe viene sottoposto ad un macabro rituale che darà vita ad un legame diretto con lo stesso Demone, di cui avrà una visione circa gli accadimenti recenti nel luogo. E da qui, a seguito di una rivolta partita prima con l’aiuto di un monaco e poi con Lorath l’eremita, ci faremo strada verso Kyovashad, primo vero centro cittadino dell’avventura, nonché uno dei diversi crocevia condivisi con tutti i viandanti di Diablo IV, terminando il prologo della storia.
L’impronta della narrazione di quest’ultimo capitolo della serie è decisamente cupa e tetra, ponendo al centro delle vicende la contrapposizione delle entità che rappresentano, quantomeno sulla carta, il bene e il male, l’origine del tutto. Se da una parte Lilith si presenterà il tutto il suo terrificante fascino di figlia del Diavolo, dall’altra ben presto conosceremo i cultori di Inarius, l’Angelo venerato dai sacerdoti della Cattedrale della Luce, nonché storicamente acerrimo rivale della stessa Lilith. Le motivazioni ed il fine del racconto risulteranno dunque abbastanza chiari fin da subito, evidenziando l’ottimo lavoro di storytelling degli sceneggiatori Blizzard, che giova soprattutto in opere così lunghe e dalla lore cupa e complessa come appunto Diablo IV, che potrebbe soffrire dei classici cali di ritmo dettati dall’esplorazione libera del titolo. Fortunatamente questo rischio viene mitigato con qualsiasi espediente possibile, a cominciare dalla massiccia presenza di NPC che guideranno il nostro cammino, sia come semplice step di progressione all’interno di una missione, sia come veri e propri compagni di battaglie. Alla lunga capiremo anche che la storia principale sarà ricca di sfumature, interpretazioni e sfaccettature proposte proprio dagli NPC, con le loro motivazioni e sotto-trame altrettanto importanti e profonde, da scoprire per approfondire il grado di conoscenza del background di Sanctuarium.
Un mondo da esplorare
Dopo il breve ma intenso incipit narrativo, che darà il via agli altri 3 Atti che porteranno all’epilogo ed avrà il compito di presentare i principi della storyline, vi sarà anche chiara l’intenzione di Blizzard riguardo la fruizione dei contenuti del suo RPG. La parola d’ordine in Diablo IV è “libertà”, un concetto che spazia dall’accettazione delle missioni ed attività opzionali, all’esplorazione delle singole regioni, passando addirittura per gli atti principali della storia, che potremo affrontare nell’ordine che riterremo più opportuno. Per non lasciare il giocatore completamente in balia di Sanctuarium è presente un livello minimo suggerito da raggiungere prima di approcciare una nuova regione, ma a parte questa indicazione non vi sarà pressochè altro vincolo a limitare il vostro pellegrinare. Chi ha timore che questa guida possa risultare in un gioco più semplice, però, può star tranquillo: oltre all’adattamento del livello minimo della regione e dei nemici, che essenzialmente seguiranno il livello attuale del personaggio, il giocatore potrà cambiare la difficoltà del Mondo in qualunque momento, allontanando il rischio del button-smashing e dando più spazio a strategie di combattimento complesse e stratificate, che in un titolo come Diablo IV, capiremo, risultano assolutamente incentivate.
Partendo da Kyovashad, villaggio innevato da cui si diramano le vie principali verso gli atti ed in cui potremo prendere dimestichezza con i mercanti ed alcune opzioni di gioco (tra cui l’ottenimento della cavalcatura) una volta entrati nelle aree non sicure ci troveremo davanti ad un gran numero di attività del tutto opzionali, che spaziano dalla scoperta degli altari (quelli di Lilith forniranno migliorie permanenti, mentre i santuari elargiranno un bonus casuale di pochi secondi) alla conquista delle roccaforti, passando per gli immancabili dungeon, le cantine, NPC con brevi missioni secondarie ed eventi. Questi ultimi si attiveranno una volta entrati nella zona delimitata sulla mappa e richiederanno, secondo le motivazioni più disparate come spezzare la maledizione di un forziere, liberare un’anima in pena o proteggere un cittadino, di fare strage di mostri per un certo periodo di tempo. Come avrete capito, in Diablo IV avremo una miriade di possibilità per ottenere ricompense in equipaggiamento, oro, fama o altra valuta, evidenziando l’anima di looting e farming che ha contraddistinto anche Diablo III. In tal senso, la gestione dell’equipaggiamento sarà una delle cose da tenere sempre in considerazione durante l’esplorazione, indossando i pezzi più importanti (e che ben si rifanno alla build che avrete intenzione di costruire) e dunque vendendo/riciclando il resto per ottenere oro o materiali da ripiegare nel generoso sistema di crafting e potenziamento.
Strategia e personalizzazione
L’attenzione riposta nel disegnare e plasmare il proprio eroe a seconda dei gusti del singolo giocatore è davvero notevole. In base alla classe scelta per cominciare l’avventura (Druido, Barbaro, Tagliagole, Negromante, Incantatore) disporremo di un generoso albero delle abilità suddiviso in aree sempre più letali e con un buon mix di abilità attive, passive e da livellare a piacimento. A partire da questo “antipasto”, in conto andranno messe abilità da sbloccare tramite storyline per ciascun archetipo, la possibilità di giocare con le combinazioni di skill ed equipaggiamento per fare danni di diversa natura o moltiplicarne gli effetti, e l’aggiunta degli Aspetti Leggendari infusi negli item dall’Occultista tramite il sistema del Codice del Potere. Sommando il tutto, il menu è ricchissimo, come numerose sono le potenzialità di personalizzazione e relativa soddisfazione nell’endgame, che per forza di cose richiederà un degno bilanciamento in corso d’opera una volta che i giocatori avranno iniziato a diffondere le build più letali.
Questo aspetto si ritiene importante non solo per tenere viva e succosa la storyline, ma anche per preservare l’esperienza generale con il titolo che, pur consentendo al single player di arrivare comunque ai titoli di coda, strizza l’occhio ai MMORPG grazie al suo forte nucleo multiplayer, a cominciare dall’always online e dalle aree condivise. Sebbene sia quindi possibile ignorare gli altri giocatori che vedremo nei villaggi, la possibilità di unirsi ad un clan e portare a compimento le missioni principali o le varie attività in compagnia risulterà senz’altro più divertente, così da sperimentare le build in vista del generoso endgame, decisamente più complicato in termini di difficoltà, e che ci metterà di fronte a sfide impegnative come i Nightmare Dungeon ed i World Boss, impossibili da portare a termine senza party ed equipaggiamento all’altezza. Se il combat system non offre particolari novità rispetto al passato (se non per la già citata profondità e personalizzazione delle abilità) i momenti più riusciti dei combattimenti sono le sfide con i boss, dotati di pattern di attacco ben più elaborati dei nemici incontrati durante l’esplorazione. Per sconfiggere le creature più impegnative ne dovremo studiare i movimenti, eludere gli attacchi ed approfittare degli elementi dello scenario (trappole, barili esplosivi, ripari naturali) e questo potrebbe anche non bastare se non unito ad un sistema di attacco ragionato su combo ed effetti multipli, vista la grandissima attenzione riposta nei parametri da considerare in termini di equipaggiamento, nemici ed addirittura location, a loro modo in grado di influenzare le sorti di una battaglia.
La mappa imbastita dagli sviluppatori non è solo grande, ricca, liberamente esplorabile e priva di caricamenti (se non per accedere ad aree interne come i dungeon) ma è anche ben realizzata dal punto di vista tecnico come, a dire il vero, il titolo nel suo complesso. Viaggiando tra le aree di Diablo IV ci accompagnerà fin da subito il forte tanfo della morte, tratteggiato con i colori più cupi, con il sangue secco sul ghiaccio e con le mezze frasi degli NPC (mai troppo chiacchieroni) per una caratterizzazione complessiva di Sanctuarium in grado di toccare vette che da questo momento saranno il punto di riferimento per opere simili. Contribuiscono perfettamente all’atmosfera l’alternanza di cinematiche e scene integrate con il mondo di gioco, nonché le voci in italiano volutamente cupe, secche e, se vogliamo, quasi prive di emozioni come a rispecchiare il senso di rassegnazione degli abitanti del Mondo verso il Male che sembra prendere il sopravvento. Questa attenzione verso i dettagli porta in secondo piano alcuni aspetti meno riusciti, come l’effettistica (un po’ carente e che dunque semplifica la spettacolarità dei combattimenti), il ripetersi dei dungeon e dei diversi elementi, e una soundtrack efficace soprattutto nelle fasi iniziali.
Ulteriori informazioni
Per rimanere aggiornato sulle ultime novità, continua a seguire la rete Social di Nextgentech.it, tramite la pagina Facebook.
Numerose possibilità per la crescita del personaggio
Ottima realizzazione tecnica