Monster Hunter è indubbiamente una delle serie più seguite dell’attuale del panorama videoludico. Contraddistinto da un gameplay consolidato e da una fama crescente, il brand Capcom è riuscito a tagliarsi una folta schiera di affezionati, che negli ultimi mesi ha fatto crescere a dismisura le aspettative per l’ultima release, Monster Hunter: World. La nuova iterazione porta con sè novità per la serie – già, però, parte del mondo action GDR – e un rinnovato motore di gioco che dovrebbe garantire miglioramenti drastici ad alcune meccaniche di gameplay. E poi, siamo di fronte ad un’inedita modalità di esplorazione e conduzione delle quest che potrebbero innalzare notevolmente il successo di quest’ultimo capitolo.
Monster Hunter: World – Recensione
Un mondo mutevole e ricco
Monster Hunter: World non fa eccezione alla storia della saga, che vede la sceneggiatura agli ultimi posti per ciò che concerne gli aspetti più riusciti. Siamo infatti immersi in un open world in cui il numero di quest alternative è inversamente proporzionale alla qualità dei personaggi e all’approfondimento della narrazione, tanto che, se non fosse per le cutscene, la trama presentata per l’esplorazione del Nuovo Mondo non sarebbe nemmeno palpabile. Ci troviamo di fronte un nuovo cacciatore da creare tramite l’accuratissimo sistema di personalizzazione dell’alter ego, con tanto di sezione dedicata al proprio felino, un aspetto curato nei minimi particolari e che riesce a catturare per diverse decine di minuti. Da qui, il plot esplode in determinati stage, in un alternarsi di momenti dinamici e periodi più tranquilli, lunghi a piacere dell’utente, in cui sarà possibile far crescere il protagonista e prendere confidenza con lo sconfinato e intelligente bestiario.
La struttura di gioco studiata da Capcom ricalca in toto quella degli open world GDR. Parliamo di un titolo votato alle quest e alla crescita del personaggio, che ci spinge ad esplorare la vasta mappa alla ricerca di tutte le creature realizzate per questa avventura. Ecco, quindi, spuntare missioni dedicate alla caccia, con i soliti contratti e le relative ricompense, che andranno poi ad accrescere le nostre disponibilità monetarie e di equipaggiamento. Non a caso, i vari elementi di gioco sono combinati tra loro nel perfetto equilibrio tipico delle produzioni del genere, in cui per poter completare le missioni, dalla difficoltà crescente, ci si dovrà dedicare accuratamente alla crescita del personaggio, e di conseguenza “farmare” senza tregua esplorando la mappa e portando a termine le quest secondarie. Insomma, si tratta della più canonica routine degli action RPG, dove, però, l’ambientazione e la profondità delle meccaniche di gioco donano a Monster Hunter: World quel qualcosa in più che ha determinato il successo delle ultime release.
Alla scoperta del Nuovo, Vecchio
Monster Hunter: World presenta delle differenze evolutive rispetto agli altri capitoli della serie che, per gli amanti del genere, in realtà, non rappresentano delle vere e proprie novità. Il titolo Capcom, infatti, è passato finalmente ad un mappa – quasi – unica, con suddivisione delle aree che aiutano tanto i neofiti degli open world quanto i più esperti. Dalla maggiore libertà che ne deriva, è stato introdotto un sistema di guida attraverso degli insetti luminosi che indicano la strada da seguire – comunque non così necessari in virtù della minimappa – sulla falsariga di quanto già apprezzato in titoli non così recenti come Fable. Gli insetti guida sono funzionali anche quando si è alla ricerca di un mostro da cacciare, durante particolari quest; il sistema di indagine in realtà è molto superciale, specie se confrontato con le meccaniche di The Witcher 3, pertanto ne apprezziamo l’introduzione ma rimandiamo al prossimo capitolo la piena approvazione di questa novità. Apprezzata, invece, la centralizzazione delle operazioni nel cuore della città, attraverso la bacheca e luoghi chiave da cui gestire buona parte delle quest secondarie.
Il fulcro dell’avventura è ovviamente la caccia ai mostri, e pertanto Capcom ha cercato di dotare le bestie di un’IA all’altezza delle aspettative dei fan. In tal senso, è da apprezzare sia la volontà di ricreare gli habitat di alcuni mostri, sia di implementare una sorta di “virtualizzazione della natura selvaggia”, in cui i più grandi hanno la meglio sui poveri malcapitati. Sovente, quindi, capiterà di imbattersi in scontri tra bestie, ma anche di dover ingaggiare delle battaglie non desiderate o scappare; questi combattimenti casuali rendono l’esplorazione insidiosa specie nelle prime ore di gioco, ma soprattutto portano Monster Hunter: World a un forte rischio di ripetitività di alcune meccaniche che nella fase iniziale dell’avventura risultano, al contrario, divertenti ed appaganti nonchè funzionali alla crescita del personaggio. Di base, comunque, il titolo Capcom ha mantenuto inalterato il sistema di combattimento, proponendo un insieme di animazioni e gestione dei colpi molto ragionato e lento. Si tratta, come sempre, di un sistema ereditato dai titoli precedenti, dunque ormai consolidato, che vede l’utente alla prese con la definizione di un equipaggiamento ragionato e il più vicino possibile alle proprie attitudini di attacco. Ovviamente, il tutto va poi bilanciato con il mostro che si dovrà sconfiggere, valutandone i punti deboli e i pattern d’attacco per rendere agevole lo scontro – al netto delle statistiche dell’eroe.
L’arte della caccia, anche in compagnia
Benchè dotato di un ottimo single player, Monster Hunter: World sfoggia anche un buon comparto multiplayer perfettamente integrato con le missioni. La parola chiave dell’online è, ovviamente, cooperazione; tradotto in termini pratici, il titolo Capcom permette ai giocatori di condividere partita e missione, richiamando all’occorrenza l’aiuto dei propri amici o di player occasionali. Per staccare con la storia c’è invece la Caccia Celeste, un’area completamente dedicata al multiplayer e basata sulle arene. Il netcode durante la fase di review è apparso solido e privo di evidenti problemi di stabilità o funzionalità, in perfetta armonia con l’ottimizzazione del motore di gioco, che consente a Monster Hunter: World di risultare particolarmente fluido anche nei combattimenti più concitati. Messa da parte la fluidità del titolo, l’opera di Capcom non è certamente indimenticabile dal punto di vista tecnico, valutazione relativa sia alla parte meramente grafica che al lato artistico. Le cutscene sono buone e anche particolarmente curate ed appassionanti, ma tra un level design banale e personaggi poco ispirati, Capcom avrebbe potuto sfruttare meglio la nuova generazione, la maxi risoluzione e la potenza delle console. L’assenza del doppiaggio nelle conversazioni in-game rende Monster Hunter: World un titolo apparentemente povero di spirito e poco immersivo, costringendo l’utente ad immergersi esclusivamente nelle profondità del gameplay – tra cura dell’equipaggiamento e crescita del personaggio – senza trovare in altri aspetti spunti degni di nota.
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Ottimo sistema di combattimento
E' stata data la giusta importanza al comportamento delle bestie
Meccaniche GDR profonde e curate
Poca cura per trama e personaggi