Tenere alta la fama di un brand nel corso degli anni e delle generazioni non è semplice, ed il valore di questa sfida aumenta ancor di più se siamo di fronte ad un picchiaduro, per definizione uno dei generi videoludici più difficili da evolvere e manutenere nel modo corretto. La saga che ha reso celebre il concetto di Fatality e non solo, ha visto un susseguirsi di iterazioni dai primi anni Novanta, arrivando ad un reboot partito nel 2011 e riproposto anche oggi in Mortal Kombat 1, al cui timone rimane solido NetherRealm Studios, capace di donare alla creatura Warner Bros un taglio rinnovato e convincente.
Mortal Kombat 1 – Recensione
Un nuovo Mortal Kombat?
La storyline raccontata in Mortal Kombat 1 è ciò che potremmo definire “reboot intelligente”, ovvero una riorganizzazione di contenuti ed intrecci narrativi in grado di proporre qualcosa di nuovo pur senza rinunciare all’indispensabile fan service. Tra le varie scazzottate proposte in quest’ultimo capitolo, noteremo immediatamente lo sforzo di NetherRealm di proseguire la storia sviscerata in Mortal Kombat 11, proponendo, però, complete rivisitazioni del background dei personaggi a cui eravamo abituati. Durante la campagna non mancheranno quindi riferimenti a storici eventi della saga principale né ai personaggi che abbiamo imparato a conoscere, proponendo i combattimenti in maniera organica e naturale, per non risultare slegati dalle vicende narrate.
In sostanza, l’esperienza con il gioco si piazza perfettamente a metà strada tra un ripristino totale ed una ripartenza mantenendo il cuore e l’identità del brand, ma con personaggi “re-immaginati” in un universo creato dal Dio del Fuoco, Liu Kang. Al di là delle rivisitazioni, però, il livello della storia e la qualità con cui vengono raccontate le vicende è alto, tanto da poter convincere anche i neofiti ed imporre l’opera nel contesto moderno senza particolari patemi. Non dovrete certo aspettarvi una trama enorme ed elaborata, ma in termini narrativi Mortal Kombat 1 il suo lo fa, fino ai titoli di coda, per una campagna in grado di tenere compagnia il videogiocatore per un massimo di 10 ore, proporzionalmente al livello di difficoltà scelto e alle abilità/conoscenze dell’utente.
Pur essendo una campagna assolutamente lineare a cui l’utente può solo assistere (oltre che giocare, ovviamente) durante i livelli non mancheranno occasioni in cui i videogiocatori saranno costretti a decidere, e ciò riguarderà strettamente il gameplay grazie ad un nuovo strato strategico dettato dai Kameo, meccanica che di fatto risulta un’alternativa al 2vs2 o all’alternanza di personaggi, in favore di un vero e proprio sparring partner con cui condividere calci e pugni. Riprendendo il significato letterale in ambito cinematografico, il Kameo di Mortal Kombat è un alleato che farà la sua comparsa (cameo, appunto) durante gli scontri, richiamato dall’utente. Si tratterà sostanzialmente di un aiuto dall’esterno, la cui efficacia sarà potenziabile in diversi modi. Potremo usufruire del Kameo sia in ambito difensivo che per attaccare, a seconda delle esigenze che in quel momento avremo in battaglia; potremo infatti usarlo per spezzare una combo o distrarre l’avversario, ma anche per contribuire ad un nostro attacco o con una fatality, consumando più o meno “potere” per richiamarlo e facendo quindi più o meno danni all’avversario. Da notare anche che questa meccanica è intesa per ampliare ulteriormente i personaggi figuranti nell’universo di Mortal Kombat, in quanto si tratterà di profili inediti che potremo superficialmente personalizzare, e che magari rivedremo in futuro.
Messa da parte la storyline principale, Mortal Kombat 1 ripropone i combattimenti delle Torri del Tempo senza particolari novità, rimarcando la flessibilità in termini di lunghezza e difficoltà delle sfide che potremo affrontare. Gli sforzi principali extra campagna sono stati invece rivolti nell’inedita modalità Invasione, il richiamo ruolistico ormai immancabile in qualunque produzione moderna. In questa campagna aggiuntiva, in una veste quasi isometrica tipica dei giochi di ruolo strategici, dovremo attraversare un mondo tutto nuovo all’interno di una mappa interattiva in cui farci strada a suon mazzate e addirittura incantesimi – con tanto di richiami alle materie elementali e come queste possono condizionare le battaglie. Richiamando un po’ diversi titoli del mondo GDR, dovremo quindi percorrere la mappa e “invadere”, di fatto, Reami altrui con combattimenti unici – magari condizionati da fattori esterni – e minigame, all’interno di un contesto che gli sviluppatori promettono di mantenere costantemente aggiornato nel tempo per mezzo di un sistema stagionale, il tutto a carattere single player.
Le ibridazioni di cui è denso Mortal Kombat 1 si riscontrano anche fuori dal luogo di battaglia. Pur mantenendo forti inclinazioni da single player, la parte online risulta enfatizzata da scelte più o meno azzeccate come la necessità di essere collegati alla rete per usufruire anche di funzioni storicamente da “mondo locale”. Nota importante anche il riscatto di materiale in-game, sia per quanto riguarda i già annunciati DLC e i contenuti di stagione, sia per ciò che concerne il sistema di crediti, spendibili per varie ed eventuali più o meno utili. Tecnicamente il gioco si mantiene sui livelli molto alti a cui siamo abituati, soprattutto in fatto di scene di intermezzo (sempre adrenaliniche e devastanti al punto giusto) e di dettagli riguardo i modelli poligonali e le aree in cui i nostri eroi si ritrovano a combattere. Le animazioni, infine, seppur ancora troppo legnose e pesanti, sono state rese un po’ più fluide ed organiche.
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