Nel corso degli anni, la longeva saga Rainbow Six ha avuto il pregio di sapersi reinventare, montando un ciclo di innovazione piuttosto raro nel panorama dei videogame, specie se il segmento di riferimento è quello degli sparatutto. L’atteso nuovo capitolo, che si è fatto attendere ben 7 anni, vede la luce in un periodo di grandi sussulti per l’industria, posizionandosi forse nel momento più giusto per colpire con efficacia. Rainbow Six Extraction approda in questa nuova generazione con l’obiettivo di infastidire i tripla A di prossima uscita, portando sul tavolo ottime carte da giocare, con il solito cambio di marcia che contribuisce a tenere alto l’interessa dei fan della saga.
Rainbow Six Extraction – Recensione
L’invasione degli Archei
La storia raccontata in Rainbow Six Extraction pone l’umanità di fronte ad un’emergenza globale che vede l’avanzare senza sosta di un parassita intenzionato a piegare le sorti di ogni essere vivente. Questi mostri, identificati sotto il nome in codice Archei, oltre ad essere capaci di prendere possesso di intere metropoli, rappresentano anche una novità per la scienza, al punto da dover essere pesantemente studiati prima di poter essere abbattuti in maniera efficace.
Allo studio di questi misteriosi quanto letali parassiti verrà posta la REACT, una squadra specializzata composta da scienziati e operatori militari, che comincerà la propria avanzata, nemmeno a dirlo, da New York, per poi arrivare a coprire altre principali zone attorno al globo in cui i mostri hanno stabilito le proprie radici. In qualità di minaccia mai affrontata prima dall’umanità, oltre a sparare piombo contro i parassiti la REACT avrà anche il compito di studiarli, scansionando tutto ciò che in qualche modo può contribuire alla crescita del codex legato alle conoscenze degli alieni. Viene da sé che il progresso nella storia principale di Rainbow Six Extraction sia legato a doppia mandata allo studio costante dei nemici che, all’aumentare delle voci nel codex, consentirà all’utente di sbloccare nuove aree, salire di livello nell’avanzamento generale e reclutare più membri militari.
Rainbow Six Extraction mette in mostra un brillante sistema di missioni che spinge forte sulla cooperazione, evidenziando di riflesso le necessità narrative di dover studiare gli Archei e di avanzare con estrema cautela verso queste minacce sconosciute. Alla squadra militare che opera direttamente sul campo a fucili spianati viene chiesto di completare di volta in volta 3 obiettivi random tra quelli previsti, ovviamente a difficoltà crescente. Considerate le dovute premesse riguardo la difficoltà di poter spaziare tra gli obiettivi, va detto che le missioni risultano tutto sommato piuttosto diverse tra loro, complice la possibilità di vedersi attivare sottoquest triggerate da eventi precedenti, come la mancata riuscita di un’evacuazione di un operatore. Rainbow Six Extraction prevede, infatti, la possibilità di tentare il raggiungimento di tutti gli obiettivi previsti dalla missione oppure l’abbandono del campo a seguito della richiesta di un’estrazione. Questa, ed altre scelte, saranno in capo al videogiocatore, che a seconda dello stato della propria squadra potrà decidere a quali obiettivi approcciare. Ad esempio, l’utente potrebbe scegliere liberamente di dedicare tutte le risorse al terzo obiettivo, quello più complicato e delicato, saltando i primi due o lasciandoli ai margini della missione. Queste decisioni vengono influenzate tipicamente da fattori come la salute della squadra, le risorse impegnate e l’accumulo di esperienza guadagnata fino a quel momento, considerando che ogni azione influisce su ciascuno di questi aspetti.
Dopo aver accumulato qualche ora di gioco, gli utenti più abili ed esperti potranno sfogare il proprio senso tattico partecipando al Protocollo Maelstrom, la modalità endgame prevista da Ubisoft, che richiede il soddisfacimento di ben 9 obiettivi di fila, pescando tra quelli già visti nella campagna normale. Da qui intuiamo quello che è a tutti gli effetti il difetto più grande della produzione, ovvero la scarsa varietà in termini di obiettivi e gameplay, che costringe gli utenti a dover affrontare in modo iterativo gli stessi obiettivi fino al raggiungimento del livello massimo.
Fare gruppo per sopravvivere
Pur consentendo di affrontare la campagna in singolo o in 2 giocatori, Rainbow Six Extraction è un titolo pensato per essere giocato in cooperativa a 3, tanto che anche la struttura e alcune dinamiche delle missioni sono costruiti secondo questo schema – banalmente, la decisione di proseguire o meno con gli obiettivi piuttosto che evacuare viene messa ai voti. Come da buon sparatutto strategico, Extraction mette il team di fronte a tante scelte a cui pensare, alcune ragionate a bocce ferme, come la scelta degli operatori e l’equipaggiamento, altre da prendere in tempo reale per non soccombere brutalmente agli Archei. La progressione ha in generale una curva di apprendimento piuttosto ripida nelle fasi iniziali, ovvero nei momenti in cui il videogiocatore accumula i primi punti utili per sbloccare abilità, armi e nuovi membri dell’equipaggio. Superata questa fase, il gioco abbandona un po’ iterazioni frustranti per far spazio ad un senso di appagamento ben maggiore, specie facendo squadra con amici e con gente con cui si ha un certo affiatamento. I fattori a cui fare molta attenzione saranno tanti, dalla gestione della salute dei propri operatori (con un sistema di medicazione e recupero piuttosto peculiari) all’impiego vero e proprio dei membri (ciascuno con caratteristiche ideali per specifici compiti) passando per i pericoli di cui ogni nemico si fa lustro, e che per forza di cose dovranno essere studiati alla perfezione per riuscire a contrastarli con efficacia.
Il bestiario di cui si compone il codex di Rainbow Six Extraction prevede un ventaglio di nemici ben studiato che, salvo i boss, possiedono tutti lo stesso comune denominatore: letalità in gruppo. Per aumentare il coefficiente di sopravvivenza e stressare al limite il recupero dei soldati, infatti, farsi scoprire da un archeo comporterà quasi sempre il rischio di allertare gli altri nemici nei paraggi, con un innalzamento importante del rischio di fallimento missione. Per evitare un ko e portare a casa un buon punteggio, quindi, spetterà al videogiocatore approcciare nel modo giusto, avanzando con cautela e bloccando eventuali ingressi dalle vie traverse, dopo aver studiato minuziosamente il nemico con cui si ha a che fare e le sue abilità (tra archei esplosivi o in grado di rilasciare sostanze appiccicose o trappole).
La buona varietà dei nemici e degli effetti viene premiata da un comparto tecnico che valorizza soprattutto il bestiario e l’aspetto più action del titolo, lasciando in secondo piano soprattutto le location, poco coinvolgenti e un po’ troppo simili tra loro. Bene, invece, il level design su cui punta tanto l’aspetto tattico, grazie alle numerose interazioni presenti con gli scenari e all’ottimo aspetto di “studio e pazienza” forzato dal gioco.
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