Maggio verrà ricordato come uno dei mesi più ricchi del 2016, scandito da grandi ritorni e IP dirompenti, destinate a spaccare la critica ai prossimi awards. Da Uncharted 4, protagonista del primo giveaway targato NextGen Tech, a DOOM, passando per il mezzo passo falso di Homefront: The Revolution e l’ultima creatura Blizzard, Overwatch. Insomma: una sfilata di primedonne alla ricerca di un posto nella gloria eterna…o di un GOTY a dicembre.
Per Activision non deve essere stato semplice lanciare Teenage Mutant Ninja Turtle: Mutanti a Manhattan in questo mix di tripla A, ma è anche vero che Platinum Games, in passato, è stato portatore di produzioni eccellenti in grado di affermarsi sul mercato con estrema facilità. A pochi giorni dall’uscita nelle sale di TMNT: Out of the Shadows (in Italia in arrivo ad inizio luglio) ecco, dunque, il tie-in videoludico: non si tratta di un’opera direttamente collegata alla pellicola, piuttosto di un action pensato per creare quanto più hype possibile attorno al prodotto Paramount Pictures. A conti fatti, il film potrebbe essere più bello del videogioco, anche perché questa gita a Manhattan non mi ha entusiasmato più di tanto… Vi spiego il perché.
1. La solita esperienza mutante
TMNT: Mutanti a Manhattan è in perfetta sintonia con le decine di tie-in ed action basati su fumetti, film e cartoni – salvo dovute eccezioni, come la serie Batman. In buona sostanza, non dobbiamo aspettarci né una trama ricca di colpi di scena né dei personaggi curati e carismatici; ciò che ha da offrire il titolo Platinum è semplicemente un nuovo pretesto per impersonare il team delle amate Tartarughe Ninja e dare qualche mazzata tra combo e acrobazie, per giunta spesso senza una reale motivazione per buona parte dell’avventura. Dunque, ecco la prima nota dolente: se siete in cerca di una trama che vi spinga ad impersonare Donatello e compagnia, rimarrete delusi.
2. L’avventura di un livello
Il level design dell’avventura, e l’intero comparto giocabilità, si riassumono in una, singola, parola chiave: ripetitività. Fondamentalmente la struttura delle missioni e degli obiettivi viene riproposta di continuo, chiedendo all’utente di trovare la strada per raggiungere, di volta in volta, la nuova area di combattimento. L’esplorazione è ridotta all’osso, come anche le fasi prive di scontro – tuttavia valorizzate dall’approccio stealth che di tanto in tanto fa capolino permettendo all’utente di lasciare da parte combo e gioco di squadra.
Tra un livello e l’altro il team di tartarughe dovrà fronteggiare il boss di turno, in perfetto vecchio stile hack’n’slash; in quest’ultima fase di combattimento si renderà necessaria una buona dose di cooperazione tra i 4 protagonisti, alternando i personaggi per gestire al meglio le debolezze del nemico e la salute complessiva della squadra. Non mancheranno i momenti di frustrazione, ma la gestione del party sarà fondamentale per godersi appieno l’esperienza.
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Combat system dinamico
Buona caratterizzazione dei personaggi
Comparto tecnico deludente
Ripetitivo
Storyline impalpabile