Dopo il successo dei due capitoli dedicati alla serie Nioh, unico vero antagonista dei titoli From Software, Team Ninja fa il suo debutto sulle console di nuova generazione con Wo Long Fallen Dynasty. Stavolta l’ispirazione non è prettamente aderente alla serie Dark Souls, quanto ad un altro successo di From, ovvero Sekiro, con un mix di elementi ripresi da Nioh. Il risultato finale è un gioco che si pone a metà strada tra i due titoli, ma in grado comunque di costruirsi una propria identità grazie ad alcune meccaniche ben riuscite e ad un ritmo sempre molto incalzante e coinvolgente.

Wo Long Fallen Dynasty – Recensione

Tra parry, salti e qualche incantesimo

Cavalcando l’attuale interesse per le ambientazioni di stampo orientale, Wo Long Fallen Dynasty ci catapulta alla fine del secondo Secolo in Cina, durante la dinastia Han. È in questo contesto che assumeremo i panni di un antico samurai in grado di dare la caccia alle feroci belve che attanagliano la popolazione, in un mix di eventi fantasiosi e realmente accaduti che racconteranno, di riflesso, le gesta di Zhang Jiao, antagonista del nostro eroe e comandante dei Turbanti Gialli. La storia raccontata dai game designer andrà dunque avanti per qualche decina di ore in un susseguirsi di scontri brutali senza esclusione di colpi in modo tuttavia piuttosto pilotato, in cui, come già visto in Nioh ed in altri titoli simili, faranno capolino svariati boss di fine area, quasi a scandire l’arco narrativo. Chi ha già giocato le vicende di William Adams troverà in realtà molti punti di contatto con quest’ultima opera di Team Ninja, da cui eredita una serie di piccoli grandi elementi come le modalità per affrontare le missioni ed il ritmo della progressione della storia stessa, fortunatamente un po’ più lineare rispetto al passato.

Pur riprendendo non solo la struttura di gioco di Nioh ma anche diverse meccaniche di combattimento, è innegabile il lavoro svolto dagli sviluppatori per donare a Wo Long Fallen Dynasty una propria anima, basata principalmente sull’introduzione della barra dello spirito. Un po’ come visto in Sekiro, le sorti di ogni combattimento verranno affidate non soltanto alla nostra bravura e ad una grande dose di tempismo, ma anche all’equilibrio di questo indicatore che tenderà a crescere con i colpi messi a segno e, di conseguenza, a diminuire nei momenti di criticità. Portare la barra dello spirito dalla propria parte significherà poter attaccare con più efficacia o sfruttare un attacco speciale, così come ridurre a zero l’indicatore corrispondente sulle spalle del nemico, che verrà colto di sorpresa soprattutto effettuando un parry con il giusto tempismo. Nonostante questa novità risulti molto impattante per il combat system, vi saranno almeno altri due elementi portanti per il combattimento, ovvero la gestione del morale ed il supporto di altri giocatori.

Per quanto riguarda il primo, si tratta sostanzialmente di una sorta di vantaggio temporaneo dovuto alle combo (anche se in questo titolo non esiste una vera e propria concezione stessa di combo) che, in base al numero di colpi messi a segno, ci consentirà di fare più danni e subirne anche meno. L’introduzione del party è invece una chicca da non sottovalutare, perché potremo portare con noi fino ad un massimo di altri 2 cacciatori (anche in modalità single player) con cui provare ad aumentare le chance di sopravvivenza. Trattandosi di un titolo per gran parte votato al farming, seppur diretto discendente del molto ostico Nioh, collocherei Wo Long Fallen Dynasty un gradino sotto in termini di difficoltà. Una volta superata la curva di apprendimento, decisamente ripida, il gioco consente all’utente di crescere in maniera molto omogenea e lineare, spesso evitando di dover balzare da una parte all’altra della mappa per guadagnare qualche level up prima di entrare in una missione altrimenti troppo difficile, seppur non vieti comunque ogni mezzo per potenziare il proprio alter ego anche solo incrementando la disponibilità di pezzi di equipaggiamento ben oltre l’utile, ma rivendibili per racimolare qualche spicciolo extra.

Un modo per rendere più dolci le fasi iniziali (ed ovviamente avere meno problemi anche durante il resto della campagna) è l’utilizzo massiccio degli incantesimi, un altro elemento di novità rispetto al passato. Vale la pena precisare che il sistema di stregoneria in questo nuovo titolo di Team Ninja è decisamente basilare e fondato sugli elementi di materia principali, a cui non è possibile associare alcuna vera combo; tuttavia, nella sua semplicità, consente comunque di alternare l’approccio offensivo in base al nemico incontrato durante il percorso. Altra piccola differenza col passato è la possibilità di saltare, aprendo a nuovi scenari offensivi e difensivi.

Formula da svecchiare, ma vincente

È forse il punto di vista tecnico di Wo Long Fallen Dynasty a soffrire maggiormente l’esistenza di Nioh. I paragoni con la precedente fatica di Team Ninja si sprecano già dall’impostazione del gioco, passando per evidenti ricicli di modelli, alcuni dei quali soltanto rivisti esteticamente o con modifiche riguardo pattern d’attacco e di movimento. Ad eccezione del contesto a tinte orientali e di una maggiore verticalità delle mappe, anche il level design risulta piuttosto simile tra i due titoli, con un vantaggio innegabile verso Wo Long che, globalmente, spinge il videogiocatore a sviscerare in modo più coinvolgente ogni angolo della mappa.

Al di là di queste migliorie che tendono a premiare gli utenti più votati all’esplorazione, il comparto tecnico di Wo Long Fallen Dynasty non si discosta particolarmente da quanto visto in Nioh, anche perché il telaio è essenzialmente lo stesso. Che si tratti di un gioco tecnicamente ormai superato lo evince soprattutto portando il titolo a paragone con altre opere current gen, ma vale la pena sottolineare gli sforzi profusi dal team nel cercare di enfatizzare soprattutto scorci e panorami e tenere il framerate ad un livello ottimale; si tratta di importanti finezze in grado, seppur in parte, di nascondere i limiti di un engine da rinnovare.

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VALUTAZIONE
8
Commento finale
Complice un ritmo incalzante e combattimenti decisamente brutali, Wo Long Fallen Dynasty si configura come uno dei titoli più interessanti di questo primo trimestre 2023. Con questa nuova opera, Team Ninja è stata capace di riprendere e migliorare la struttura di Nioh, garantendo all’utente un’esperienza “il giusto” simile, ovvero con qualche sensazione di già visto ma con nuove ed interessanti dinamiche legate soprattutto al combat system. Pur non trattandosi di un titolo con pretese rivoluzionarie, nel complesso si lascia giocare in modo convincente ed appassionante.
PRO
Action dinamico e coinvolgente
Diverse novità interessanti rispetto a Nioh 2
CONTRO
Per alcuni potrebbe essere troppo simile alla serie Nioh
Tecnicamente da rivedere