I notebook super prestazionali in grado di emulare la potenza dei desktop tradizionali non sono solo ambiti dai videogiocatori più assidui. Performance computazionali di alto livello, tanto in ambito grafico quanto di puro calcolo, sono infatti richieste anche in ambito professionale, in cui trovano spazio gli esperti del multimedia, della fisica e della logica, cui necessità lavorative spingono spesso i produttori ad inventare modelli di computer ritagliati sui bisogni specifici. L’ASUS ProArt StudioBook con la sua manopola multifunzione (ASUS Dial) ne è l’esempio calzante, in quanto ideato, progettato e realizzato per soddisfare le esigenze lavorative dei content creator.
ASUS ProArt StudioBook Pro 16 – Recensione
Specifiche tecniche
Processore | Intel® Core™ i7-11800H Processor 2.3 GHz |
Memoria | 32 GB RAM |
Disco rigido | 1 TB |
Scheda video | NVIDIA® RTX™ A3000, 6 GB GDDR6 VRAM |
Display | 16”, 4K (3840 x 2400) OLED |
Interfaccia | 1x USB 3.2 Gen 2 Type-C support display / power delivery / VR 2 x USB 3.2 Gen 2 Type-A 1 x Thunderbolt™ 4 supporta display/Power delivery 1 x HDMI 2.1 1 x Jack Audio da 3,5 mm combo 1 x RJ45 Gigabit Ethernet 1 x DC-in SD Express 7.0 card reader |
Batteria | 90 Wh |
Dimensioni | 36.20 x 26.40 x 1.99 cm |
Peso | 2,4 kg |
Confezione e materiali
Trattandosi di una workstation per professionisti dell’ambito multimediale, l’ASUS ProArt StudioBook Pro 16 non poteva certo risparmiarsi in dimensioni, tanto che le sue proprietà fisiche sono assimilabili a quelle del ROG Zephyrus S17, pur con un pollice in meno di diagonale di display. A fronte di spessore, lunghezza e peso praticamente identici, la vera differenza fisica tra i due portatili è da ricercarsi sulla larghezza, data proprio da 3 cm in meno dovuti al display leggermente più piccolo. Trattandosi però di notebook molto differenti (rivolgendosi quindi a platee completamente diverse) le dimensioni generose del ProArt trovano motivazione nella necessità di lasciare ampio spazio all’utilizzo della tastiera. Troviamo infatti una keyboard full layout (fondamentale per il target a cui si rivolge il PC) con tasti ad isola piuttosto distanziati tra loro e leggermente più grandi della media. L’attenzione rivolta nei confronti della tastiera trova un altro elemento di appoggio, ovvero il leggero “scalino” in cui si trova la board, posizionata leggermente in basso quasi a creare un naturale poggiapolsi con la parte inferiore. È proprio sullo scalino che troviamo l’ASUS Dial, la peculiare “manopola multifunzione” del ProArt, mentre ancora più vicino al bordo inferiore trova spazio un generosissimo touchpad, che include anche un tasto per emulare il click della rotellina del mouse.
Caratteristiche tecniche ed User Experience
Caratteristica indubbiamente di rilievo del ProArt StudioBook Pro 16 è il display, un bellissimo pannello 4K OLED HDR in grado di restituire colori vivaci e con una luminosità massima di 550 nits, che lo rendono uno tra gli schermi più belli e precisi della generazione corrente. È tra l’altro il primo al mondo con queste caratteristiche a godere del rapporto 16:10. Il notebook è disponibile in più configurazioni, con la top di gamma contraddistinta da Nvidia RTX A5000 per la parte grafica, i7-11800H a livello di processore, e fino a 4 TB di storage. Il modello testato può essere inquadrato nella fascia media, anche se a conti fatti la RTX A3000 si difende benissimo contro le prestazioni richieste dalle app multimediali più pesanti (come Adobe Premiere Pro). Non trattandosi di un computer da gioco, è bene non pretendere dal modello in questione di giocare alla risoluzione nativa: se non per giochi datati o non particolarmente esigenti, in 4K non si riuscirà mai ad arrivare ai 30 FPS stabili.
Come abbiamo visto nel paragrafo dedicato alla progettazione, gli ingegneri ASUS hanno cercato di dotare il ProArt StudioBook di tutte le funzioni atte ad evitare l’utilizzo del mouse, a cui contribuiscono il touchpad a 3 tasti e l’ASUS Dial. Si tratta di un aspetto molto importante per chi è solito lavorare nei mezzi di trasporto o in posizioni di fortuna, dove inevitabilmente l’utilizzo di un mouse potrebbe non essere agevole o nemmeno applicabile. È anche in questi casi che viene in aiuto l’ASUS Dial. Un po’ sulla falsariga del doppio schermo presente negli Zenbook, anche questa manopola ha la capacità di integrarsi con l’applicazione lanciata nel sistema. Se in idle permette di regolare la luminosità, il volume e altre funzioni senza interagire con i singoli tasti della tastiera, le cose cambiano drasticamente quando si lanciano i programmi Adobe per content creator, come Photoshop o Premiere Pro. In questi contesti avremo modo di regolare l’ampiezza dei pennelli, i livelli, lo zoom e tanto altro. La scelta della singola funzione da attivare è consentita tramite un menu radiale che si apre alla pressione dell’ASUS Dial, mentre la regolazione è pilotata dalla sua rotazione. Tramite l’hub del ProArt, poi, è possibile personalizzare l’elenco delle funzioni da poter richiamare, sia per i controlli generali di Windows (es. abilitando lo scroll verticale o il cattura schermo) che quelli specifici per le applicazioni supportate.
A riprova della grande versatilità di un notebook che potremmo definire “mouse-free”, troviamo la possibilità di creare macro tramite il ProArt Creator Hub, e di usare la stylus direttamente sul touchpad. Da un punto di vista software, l’apparente lato debole dell’ASUS Dial sembra essere il processo Windows che lo alimenta, che spesso rimanere in attesa di chiusura nel momento in cui si intende arrestare il sistema, rallentando di fatto lo spegnimento del notebook. Anche l’avvio dei programmi Adobe risulta più lento del previsto, probabilmente a causa della necessità di caricare la configurazione del Dial. Nulla da dire anche sul fronte I/O: l’interfaccia è completa, e trattandosi di un notebook “per lavoratori” conta su 4 porte USB, di cui 2 USB-C.
Con queste caratteristiche, è lecito attendersi dal ProArt StudioBook Pro 16 una buona prestazione anche riguardo l’autonomia, aspetto in cui il notebook non delude le aspettative. Il notebook può essere utilizzato per semplici task di navigazione fino a 6 ore con batteria scollegata (ancor di più entrando in risparmio energetico e/o regolando l’illuminazione dello schermo) mentre in streaming l’autonomia scende attorno alle 3 ore circa. Lavorandoci o giocandoci a pieno regime, non sentirete praticamente nulla: questo notebook è super silenzioso anche in condizione di forte stress, pur riscaldandosi molto soprattutto nel retro.
Ulteriori informazioni
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Super display
Qualche problema software con l'ASUS Dial